26 aprile 2020
PRIMA SERIE
Andare oltre il conflitto, in tempo di coronavirus
Tutte e tutti desideriamo, indipendentemente dallo status sociale, dalla cultura, dall’età ecc, essere rispettati, riconosciuti nel nostro valore, essere capiti e apprezzati. Eppure le nostre relazioni personali, di vicinato, di lavoro sono il teatro delle liti, più o meno espresse, che a volte da conflitto latente evolvono in contenzioso aperto.
Spesso sono un terreno scivoloso e, possiamo ben dire… contagioso.
Desideriamo essere ascoltate e ascoltati ma veniamo fraintesi e boicottati. Vogliamo essere amate e amati dal partner ma ci struggiamo per la sua indifferenza o superficialità.
Vogliamo l’apprezzamento professionale e invece veniamo scartati. Vogliamo stare in tranquillità in casa nostra e le incomprensioni con il vicino avvelenano la nostra pace.
Ci sarà un motivo? Sì: la mancanza di preparazione. Noi pensiamo sia il momento di renderci conto che non basta agire per prove ed errori, che occorrono competenze.
Finora nessuno ha provato a insegnarcele: proveremo ora, un po’ al giorno, a recuperare questa carenza.
Questa è il primo appuntamento. Seguiteci
Questi articoli non sono per chi si dice “in pace con se stesso e con gli altri”, per chi non vuole vedere l’esistenza del conflitto nella sua vita, per chi non ha intorno persone care in difficoltà relazionale.
Ma sono per quelli consapevoli che si può vivere in molti modi, ma che ci sono modi che non permettono di vivere.
Che non vogliono perdersi nessun aspetto della loro dimensione di esseri umani e di ogni aspetto vogliono assaporare i risvolti positivi; che per questo accettano di soffermarsi a riflettere e disquisire sul conflitto, di lasciarsi sollecitare personalmente dagli stimoli offerti, consentendo che accadano le connessioni con la propria vita.
Che sono affascinati dall’incontro tra il pensiero dell’autrice o dell’autore e quello di chi legge, in un rito in cui i due celebranti dialogano tra loro; che sono disposti a inserirsi nel processo della conoscenza e, per dirla con Sartre, “si sporcano le mani”, si compromettono, si assumono le loro responsabilità rispetto ai contenuti di ciascun articolo.
Che, dunque, stimolati da quanto leggono, con associazioni libere portano alla luce nomi, sentimenti, vicende vissute direttamente o indirettamente.
Che amano le buone domande, preziose comunque, sia che trovino subito risposte, sia che restino domande che fanno pensare.
Che sono disposti a un lavoro di “archeologia” di sé, o anche di “speleologia”, nello sforzo di raggiungere le profondità dell’essere, alla ricerca delle sue radici autentiche e primigenie, per far emergere le ferite, i dolori che si sono sedimentati e che, come zavorra, non ci lasciano “volare”, al pieno delle nostre potenzialità, leggeri e aperti ad accogliere il nuovo.
Che si sentono spiriti liberi chiamati ad avventurarsi per sentieri diversi e promettenti, non seguaci, ma emuli di talento; non vincolati a battere vie arcinote, anche se poco efficaci.
Che non si limitano ad approfondire linee già consensualizzate, ma si riconoscono la facoltà di introdurre varianti determinanti.
Che si sentono sempre pronti ad analizzare non solo le teorie, fermandosi al ruolo di operai del pensiero, ma che hanno attenzione agli effetti del proprio comportamento sugli altri.
Che si fanno carico dell’impegnativa, ma positiva lotta per trasformare l’“homo homini lupus” in “homo homini Deus”, formula che Simmaco attribuisce al comico Cecilio e che Hobbes mette in opposizione all’altra ripresa dall’Asinaria di Plauto.
Noi, passo dopo passo, vogliamo contribuire a questa sfida mettendo al centro dell’analisi la qualità delle relazioni interpersonali.
Fotograferemo l’attuale situazione. Prima del coronavirus tutti eravamo sempre altrove, fuori casa. E ora che siamo sempre in casa, quarantena rigida o isolamento più flessibile, come sopravviviamo ai rapporti intimi? Sorprese o delusioni? Ricostruzioni o distruzioni di rapporti?
Piacere dello stare insieme o asfissia? Guarderemo in faccia qualche amara verità, mai considerata prima. Inizieremo a superare il livello istintivo da cui incontriamo l’altro e iniziamo a considerare l’amore come frutto di maturità e coltivazione di capacità.
Proseguiremo poi ad attivare un circuito virtuoso al posto di quelli viziosi così spesso favoriti da tutti noi, di norma abbastanza incompetenti.
Valuteremo l’inutilità di tanta retorica nei rapporti per fare spazio alla verità: meno edulcorata delle immagini buoniste ma certamente una base più forte e consistente su cui costruire realisticamente la propria vita. Amare e relazionarsi sono cose serie. Guarderemo con occhi diversi l’altro intanto che incominciamo a soffermare lo sguardo su di noi.
Introdurremo nel mondo della relazione d’amore, solo apparentemente etereo, la parola responsabilità nelle varie sue declinazioni: la sensibilità, l’attenzione, la delicatezza, la creatività, la fantasia, la generosità. A corredo solleciteremo delle domande a cui non va data subito risposta: meglio lasciarle aperte. Inizieremo con qualche suggestione.
Passeremo ad approfondire qualche utile suggerimento pratico per migliorare la relazione di coppia, durante la convivenza forzata e non solo. Si tratterà di indicazioni semplicissime, cioè realizzabili facilmente.
A due condizioni. Prima: non si può prenderle sottogamba, per essere efficaci richiedono impegno e disciplina; vanno sperimentate con sistematicità. Seconda: non c’è un modo univoco di vivere gli affetti. Ogni rapporto è come un territorio privato. Come ogni danza ha una musica diversa. Creata dai ballerini. Secondo il loro gusto, il loro background, la loro competenza, la loro resistenza. È un vestito su misura.
Ci soffermeremo su una competenza che è la chiave di volta della nostra vita. Scrivere di sé. Se si è capaci di scrivere della propria vita muta il modo di pensare, di sentire e di vedere il presente, muta la considerazione di sé e del proprio rapporto con gli eventi. E ora tutti abbiamo bisogno di capitalizzare il meglio che c’è in noi e intorno a noi. Di far crollare i muri che separano e costruire ponti che mettono in comunicazione. Di abbandonare vecchi schemi per abbracciarne nuovi.
Ci prepareremo a uscire dopo il lockdown. Daremo il consiglio per non scappare da casa “a testa bassa” ma uscirne con onore e magari rafforzati nella dignità e nell’autostima. Seguirà il secondo livello di questo corso “non è mai troppo tardi” per imparare a relazionarsi in modo costruttivo.