14 maggio 2020
Intervista a cura di Giuseppe Matarazzo
“C’è una lezione che possiamo imparare da questa emergenza, mentre iniziamo una nuova fase di responsabile e cauta ripresa: abituati a sentirci padroni del mondo, forti delle conquiste tecnologiche, certi delle nostre certezze, accontentandoci anche di illusioni pur di averle, abbiamo scoperto che non è così. L’imprevisto ha messo a soqquadro la nostra vita. E l’incerto ha scardinato le nostre giornate, le nostre relazioni, i nostri vissuti. Persino la scienza è stata costretta a navigare a vista. Ma tutto questo può essere un dono formativo per i nostri figli: imparare a non dare tutto per scontato e a scegliere le cose che contano davvero. Abbiamo tutti la possibilità di uscirne cambiati, ma solo se saremo capaci di guardarci pienamente dentro”. La Dottoressa Maria Martello, riflette sull’impatto umano e psicologico nelle nostre famiglie e nei ragazzi di questo tempo dell’“incertezza” e “senza controllo”.
Dottoressa Martello, nel pieno della globalizzazione ci ritroviamo a casa, a fare i conti con il senso del limite.
“Anche questa è una opportunità. Perché non è un limite: è un dovere o sapere vedere oltre la siepe. Gli splendidi versi dell’ Infinito di Leopardi non possono non suggestionarci in questa condizione. Da mesi viviamo circondati dalle “siepi”, materiali, fisiche: i muri delle nostre case, stanze, i video dei nostri computer. Qual è l’orizzonte? Ancora non possiamo vederlo, forse cominciamo a prefigurarne uno o tanti, ma è sempre “oltre” perché la normalità è ancora un racconto da inventare. Con capacità di attesa e pazienza”.
Due qualità poco battute in un mondo abituato a vivere ad alte velocità e che si sposta nel mondo come fosse una città…
“Siamo una generazione che ha poco sperimentato il lento processo di avvicinamento a un luogo, che non ha visto il lento impasto del pane e la sua lievitazione naturale e la cottura nel forno a legna. Ma non occorre tornare al treno a vapore o alla carrozza. Occorre, forse, cogliere questa occasione per scoprire i tempi per ciascuna cosa. Le relazioni sono un eterno banco di prova per scandire i tempi. Il piccolo principe:
“Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercati le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercati di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami”.
La scuola a distanza è stata ed è ancora un banco di prova per insegnanti e soprattutto famiglie.
“La scuola è un pianeta complesso e territorialmente diverso. Ogni classe è un mondo a sé e in questa si incrociano tanti punti di vista e tante esigenze quanti i docenti, gli allievi e le famiglie che interagiscono. Non è facile generalizzare pena la banalizzazione. Certamente va riconosciuto che lo sforzo che i genitori stanno facendo è alto. Mentre contemporaneamente continuano a essere lavoratori a tempo pieno – e questi sono i più fortunati – si sono trovati sovraccaricati di responsabilità e disorientati su come gestire, in particolare con i figli più piccoli, un ruolo di supplenza della scuola. Con il rischio però di interferire, di privarli del salutare mettersi in gioco in autonomia. Soprattutto nei genitori di livello medioalto nasce la sindrome del nido senza rendersi conto che il figlio non è più un pulcino, dimenticando che proprio i più giovani dimostrano una maggiore resilienza”.
Con quale spirito affrontare questo momento? Cosa consigliare ai ragazzi, ma anche ai genitori?
“Innamorarsi. L’innamoramento è esempio eccelso, non solo alza le vele dell’anima e della fantasia, ma allontana le ombre della paura e della morte. L’innamoramento nel senso più ampio, che fa emergere le passioni, gli obiettivi, gli ideali, le motivazioni, i progetti, le aspirazioni, dal profondo del nostro essere, della nostra natura. Ne abbiamo il tempo, ed è di qualità, caratterizzato da silenzio e da lentezza, due elementi favorevoli alla conoscenza di sé. Si può anche fare un “gioco”.
Ci dica.
“Tutti in famiglia stabiliscano di fare una invenzione o un sogno o un progetto alla settimana. E se si vuole ce lo si racconta in una sera dedicata. I bambini piccoli possono fare un disegno e mostrarlo. Ognuno si mette all’opera per pensare a questa opera originale e alle vie per realizzarla appena ci saranno le condizioni esterne. Fantasticare, e non è ozioso, come può apparire, mettersi sul divano e sognare nei più minuziosi dettagli quel che metteremo in campo e il come ci renderà felici, sciogliendo le remore che la paura costruisce. Ne guadagneremo in speranza e umore”.
Purtroppo per tanti cittadini l’uscita da questa crisi non sarà un gioco. Con ferite profonde non facili da superare da soli.
“Penso infatti che le istituzioni non debbano trascurare – oltre all’aspetto materiale – un sostegno e un accompagnamento psicologico ed emotivo per il benessere del capitale umano. In questo la Chiesa, le comunità religiose e spirituali hanno un ruolo prezioso. Altrimenti il rischio di perdere la sfida del cambiamento è dietro l’angolo e presto saremo fagocitati dalle vecchie abitudini”.