Il conflitto interpersonale, specie se all’interno della famiglia, fa sempre stare male, anche se cerchiamo di non mostrarlo all’esterno.
Le sue devastanti conseguenze possono prendere il sopravvento non solo a livello mentale, ma anche fisico, abbassando le difese immunitarie.
Ciascuno vuole al più presto la fine di un diverbio che lo coinvolge e, indifferentemente che sia nel torto o nella ragione, ha la pretesa di vedere se stesso sul podio dei premiati, di non avere compromessa la propria credibilità e il proprio valore di fronte agli altri ma anche di fronte al proprio specchio.
Anche chi sa di poter avere la peggio nella diatriba, di perdere la battaglia e battere in ritirata, sa che è solo momentaneamente! Risponderà subito all’urgenza, di fronte a se stesso ed all’intero ‘suo’ mondo, di contrattaccare, di preparare le successive mosse, eventualmente anche all’insegna di colpi bassi e sleali, pur di non perdere l’autostima. La catena delle cattiverie cui si può assistere è illimitata, variegata, senza limiti o confini!
E allora come se ne viene fuori se l’unica cosa su cui entrambi sono d’accordo è di non uscirne perdenti?
Prendendosi cura dei conflitti per debellare quella spirale di sofferenza che appare inesorabilmente governata da un mostro che non si lascia annientare. Da un meccanismo diabolico, che ogni giorno diviene sempre più opprimente.
Come una pianta malsana si può estirpare, con assennata diligenza, con pazienza e costanza.
È necessario saperla individuare fra le tante pianticelle di buona natura, senza far di tutte le erbe un fascio e senza disfarsi, perciò, anche di quanto ci è utile. Sapendo quindi distinguere quanto fa bene da ciò che è dannoso a se stessi ed agli altri.
Incominciamo a prestare attenzione a noi per individuare, valorizzare e quindi acquisire maggiore consapevolezza della forza che riconosciamo a noi e all’altro.
Questo farà intravvedere i margini realistici di scambio, di cooperazione, di alleanza, ed anche nelle situazioni apparentemente irrecuperabili, renderà sempre possibile individuare la soluzione, la via d’uscita.
L’accordo.
Questa attitudine, renderà la nostra relazione più ricca, perché basata su basi di realtà, autentiche e non immaginarie. Nascerà una relazione in cui non si attribuiscono all’altro forze e poteri, o meriti e demeriti, sulla base di distorte proiezioni personali.
Si raggiungerà senza dubbio una rinnovata e maggiore profondità, di stile differente dalle esperienze nelle quali si è consolidato il conflitto.
La chiave di volta è adoperarsi perché si riconosca e si dia valore alla propria ed altrui diversità.
Interessante far ricorso sia ai principi della Mediazione dei conflitti e applicarli nel modo di vivere normale, sia ricorrere alla prestazione professionale di un Mediatore quando ci si trovasse in in mezzo ad un conflitto scoppiato.
Mediare non è bloccare un conflitto, non è mettersi in mezzo per separare le due parti in lotta: questa è un’idea “tradizionale” della mediazione che non corrisponde a ciò che un vero mediatore fa.
La cultura della mediazione permette a entrambe le parti di concludere il conflitto ottenendo ciascuna piena soddisfazione: ciascuna risulta vin-citrice, superando l’apparente paradossalità di questa condizione.
Trasforma i limiti, le difficoltà in risorse per raggiungere equilibrio e benessere.
Porta a chiedersi non soltanto il come delle cose ma anche il perché, in un’ottica che vede l’educarsi a diventare adulti, in senso pieno e non solo anagrafico, come il compito principale della vita.
Centro focale è la figura del mediatore professionale o di una persona che ne sa padroneggiare i principi e li mette in atto nel normale svolgi-mento della sua vita personale e lavorativa.
Certamente la Mediazione umanistico-filosofica reclama la rottura degli schemi vecchi, dell’ovvio, impone di mettere in discussione seria-mente convinzioni con cui si credeva di aver fatto i conti una volta per tutte, di dover andare al di là del già noto.
Lasciamo quindi aperta la porta alla ‘meraviglia’ di scoprire che si può ed è per tutti.
La Mediazione filosofico-umanistica sarà la chiave per il benessere di domani.