10 regole per migliorare la relazione di coppia

durante la convivenza forzata
e non solo

L’altro: sempre inappropriabile, mai scontato, sempre diverso da me e da se stesso! Sempre necessario! L’“altro” è prezioso, un viaggio sempre da ricominciare. E lo è ancor di più in questo momento di precarietà estrema e di sofferenze, in cui dobbiamo vivere a distanza anche da chi sta male e magari di noi avrebbe bisogno come l’aria… E la metafora triste delle immagini di ospedale ci dice che: “l’aria manca”, che abbiamo bisogno vitale di ossigeno!

Proviamo a ipotizzare qualche regola da seguire per assicurarci un rapporto sano e costruttivo. Vale la pena sottolineare una premessa con-cettuale: non c’è un modo univoco di vivere gli affetti. Ogni rapporto è come un territorio privato. Come ogni danza ha una musica diversa. Creata dai ballerini. Secondo il loro gusto, il loro background, la loro competenza, la loro resistenza. È un vestito su misura.

Ma qualche “paletto” può aiutarci e può rafforzare l’impegno a costruirlo giorno dopo giorno con cura. Ad entusiasmare. Può far intuire che essere artefici di stile nella relazione con l’altro è un privilegio che vale un regno.

Che fa essere “padroni in casa propria” e non annoiati esecutori di cliché omologati. Che fa sentire costruttori di benessere, di quello che più di tutto conta, di quello affettivo. Che rende abili nel non sminuire alcuno e nel ’aiutare tutti ad essere al meglio e al massimo del e proprie potenzialità.

È alla portata di tutti. Basta avere disciplina e non distrarsi. È come quando si va a scuola: bisogna prenderla seriamente. Ecco allora qualche consiglio.

Prima regola, lo abbia già detto, è dare valore alla ricchezza di affetti che si hanno.

Seconda: ricordarsi che siamo stati fatti con una bocca e due orecchie, se fossimo stati pensati più per parlare che per ascoltare avremmo due bocche e un solo orecchio. E quando parliamo ricordiamoci del detto: “Non dir di me quel che di me non sai. Parla di te e di me dirai!” Non serve disquisire su cosa signifi-chi, meglio applicarlo e si scoprirà che serve.

Terza: se noi parliamo dal cuore e non dalla mente, difficilmente ri-petiamo in modo noioso le stesse cose. Difficilmente l’altro ripeterà a noi le stesse cose già dette. Quindi armiamoci di una sana curiosità e cerchiamo di ascoltare quanto di nuovo in ogni momento l’altro ci dirà.

Quarta: quello che andava bene ieri, oggi non va più! Ben lo sappia-mo…in tempi di coronavirus quindi è anacronistico voler mantenere i ruoli che prima si avevano: facciamo “saltare il tavolo”, sovvertiamo tutto e giochiamo a rimettere le pedine della scacchiera in altro modo. La flessibilità ci salva.

Quinta: non perdere il tempo, darsi un ritmo nella giornata e un programma dove mettere quello che si ritiene prioritario e imperdibile.

Non dimenticare di aver cura di prevedere un orario in cui occuparsi di sé, per restare soli e fare quel che ci piace, con la prescrizione che nessu-no lo violi e ci disturbi; imperdibile dedicare un momento, ritualizzato, in cui fare un gesto di affetto, non estemporaneo ma ben pensato prima, alle persone che vivono con noi.

Sesta: dare valore ai gesti altrui anche se non sono perfetti e saper vedere l’intenzione che esprimevano, magari maldestramente.

Settima: da buon Pigmalione comprendere che, come noi, l’altro è alla ricerca di un nuovo senso da dare alla sua giornata e possiamo aiutarlo a trovarlo. Questo arricchirà di senso anche il nostro vivere.

Ottava: mai interrompere chi parla, facciamolo finire. Prima di attri-buirgli intenzioni, posizioni, punti di vista dobbiamo essere certi di aver ben capito che intende dire.

Nona: se riusciamo a vedere “oltre” l’errore dell’altro, cogliamo che die-tro c’è il suo dolore per quel limite che egli non riesce a superare. Lo guar-deremmo quindi con empatia e forse così ne favoriremo il superamento.

Decima: trasformare i conflitti, che possono comunque insorgere, in confronto. Magari mettendo in atto altre regole, quelle del mediatore dei conflitti…

Casagrande&Recalcati, ipervanitas, 2017, oil on canvas, 120x240cm

Ma questo è un altro tema prezioso che varrebbe la pena esplorare.

Concludiamo mettendo in guardia: se a fine giornata vediamo che non ce l’abbiamo fatta ad essere soddisfatti in tutti i compiti, niente paura.

Non si deve mai dimenticare che non è facile imparare al meglio e subi-to. Non possiamo essere al top il primo giorno.

Ritiriamoci per 5 minuti e buttiamo giù le nostre emozioni negative in un riservatissimo nostro cahier de doléances. Scopriremo l’effetto be-nefico della scrittura personale ed intima: una salutare doccia emotiva!

Attenzione a non trovare scorciatoie consolatorie: se l’altro fosse un altro….

No, è che noi abbiamo ancora aree da migliorare e le nostre difficoltà si ripresenterebbero con un altro. Auguriamoci domani un altro giorno, in cui poter star bene fisicamente e migliorare! Abbiamo un obiettivo importante per alzarci presto il mattino e metterci al lavoro.

In fondo abbiamo intrapreso un’avventura che ricorda quella del mae-stro Alberto Manzi e il suo programma televisivo: Non è mai troppo tardi.

Non possiamo che attenderci lo stesso successo.

Non è mai troppo tardi per imparare a forgiare le nostre relazioni!

Solo la nostra competenza ci rende felici.